Ha pagato fino a rischiare di finire nel baratro del fallimento. Dieci anni da incubo per un imprenditore di una sala Bingo di Pompei costretto a versare soldi per aumentare il tesoro del clan Cesarano. E' arrivata la prima condanna definitiva a nove anni di carcere per Luigi Di Martino. Noto negli ambienti criminali come Gigino 'o Profeta, per i magistrati è il capo che ha ereditato lo scettro della cosca di Ponte Persica da Ferdinando Cesarano. La corte di Cassazione ha confermato nei suoi confronti il verdetto della Corte d'Appello per un'estorsione con l'aggravante del metodo mafiosa, come anticipa oggi il quotidiano Metropolis. La notizia della condanna è arrivata a Di Martino nel carcere di massima sicurezza di Milano. Un regime da 41 bis in cui il boss si trova perchè, secondo la Dda, continuerebbe a dirigere da dietro dal carcere l'organizzazione criminale che ancora oggi impone la sua legge del terrore tra Castellammare e Pompei. Tra le accuse quella di avere partecipato all'omicidio di Aldo Autuori nel 2015, esecuzione voluta dal clan Pecoraro-Renna alleato dei Cesarano. Per Luigi Di Martino questa è la prima condanna definitiva. Nel frattempo è, però, protagonista di più di un'inchiesta sempre per estorsioni ed è imputato nel processo Olimpo insieme al gotha della criminalità stabiese. Ad incastrarlo in questo processo, ormai giunto al termine, sono stati gli inquirenti che a suo carico hanno raccolto prove schiaccianti e la tragica testimonianza dell'imprenditore vittima per dieci lunghi anni.