Quattordici politici a cominciare dall'ex sindaco Gaetano Cimmino rischiano di non potersi candidare per dieci anni. Lo stabilirà il Tribunale di Torre Annunziata che deve esprimersi il 5 luglio sulla richiesta arrivata dal Ministero dell'interno. È la prima conseguenza dello scioglimento del consiglio comunale di Castellammare di Stabia per infiltrazioni camorristiche. Con il sindaco ci sono nella lista nera del Viminale cinque ex assessori. Gli uomini forti della giunta Fulvio Cali e Giovanni Russo e poi le due ex assessore alle politiche sociali Sabrina De Gennaro e Antonella Esposito, più il vicesindaco Antonio Cimmino.
Su ognuno di loro nella relazione prefettizia c'è una o più accuse in particolare rispetto al modo in cui sono stati affidati appalti o favorito parenti.
Il Viminale chiede che siano quattordici gli ex amministratori pubblici a restare lontani dal governo di Castellammare di Stabia e di qualsiasi altra carica istituzionale per dieci anni. Otto i consiglieri comunali nell'elenco, cinque di maggioranza e tre di opposizione. Tra loro l'ex Presidente del consiglio comunale Emanuele d'Apice, che nel discorso del suo insediamento nel maggio 2019 ha reso omaggio al padre defunto, condannato per i suoi rapporti con i clan. Un discorso accompagnato dall'applauso della maggioranza in consiglio comunale.
Nell'ex coalizione di centrodestra rischiano uno stop di dieci anni dalla vita politica Annamaria De Simone, Vincenza Maresca, Catello Tito e Barbara Di Maio. Per l'opposizione Francesco Iovino, Eutalia Esposito e Giovanni Nastelli.
Due mandati senza potersi presentare alle elezioni locali o nazionali è la misura connessa allo scioglimento avanzata per tutti i nomi che figurano nel dossier della prefettura di Napoli.
Un giudizio di "incandidabilita'" su cui si dovrà esprimere un giudice del Tribunale di Torre Annunziata nell'udienza fissata ad inizio luglio. Un effetto che terrebbe lontano dal comune di Castellammare la maggior parte dei nomi forti della vita politica stabiese.