Prova a individuare le responsabilità guardando al passato o puntando il dito sui dipendenti comunali. Gaetano Cimmino si difende così tentando di replicare al quadro della relazione prefettizia che lo descrive con un sindaco amico di famiglia di camorra.
Affronta anche il caso del matrimonio inserito nella relazione del Viminale, in quanto Cimmino è stato testimone di nozze ad una cerimonia di una famiglia di camorra. Ed è accusato di avere poi favorito l'impresa dell'amico destinatario di affidamenti diretti: "Si fa riferimento al fatto che sono stato testimone di nozze o a miei rapporti con affiliati: come mai allora non ho vinto alle elezioni amministrative del 2016? Quella persona è incensurata, e a causa del fatto che sono stato sindaco oggi questa vicenda finisce sui giornali. Vorrà dire che avrò sbagliato a non chiedere i carichi pendenti e i casellari giudiziali a tutti i partecipanti alle cerimonie a cui sono stato invitato. E a non avvisare preventivamente tutti i miei conoscenti di rifiutare la partecipazione a qualsiasi avviso pubblico o gara, perché l’affidamento di un dirigente poteva essere ricollegato a me per una presunta proprietà transitiva".
E ancora di più come un amministratore che ne ha favorito gli interessi. "Una macchina comunale malata. Con la consueta chiarezza e trasparenza di sempre voglio fare alcune considerazioni, sulla base di quanto comparso in queste ore sui media e non su atti ufficiali che ancora non mi sono stati notificati. Da ciò che leggo non ci sono vinti e vincitori e sbaglia chi divide la città tra buoni e cattivi. Ribadisco che la politica deve fare una seria riflessione prima della composizione delle liste. C’è bisogno di una legge che dia più poteri al sindaco nel controllo e nel contrasto dell’operato dei dirigenti. Sfido chiunque, dei miei avversari in campagna elettorale, ad attestare che nel caso della loro elezione non ci sarebbe stato nessun consigliere eletto gravato da parentele sospette" scrive l'ex sindaco.
"Leggo di criticità - ha continuato Cimmino - nel settore dei rifiuti, del cimitero, delle forniture, delle pulizie, delle spiagge. Nell’estratto che circola in queste ore mancano completamente le mie denunce e le mie azioni su quei settori, che hanno portato anche all’espulsione di due ditte gravate da sospetti rivelatisi fondati e all’annullamento dell’intero iter procedimentale del piano casa nell’area ex Cirio consolidato invece nelle passate gestioni.
Le responsabilità in ordine a funzionari, dirigenti ed altri organi di controllo sono indicate esplicitamente da quanto apprendiamo in queste ore. La parte politica, però, è uscita da Palazzo Farnese, i tecnici no. Questo aumenta il distacco dei cittadini dalla politica, porta all’involuzione delle liste elettorali, all’assenza del loro controllo preventivo, all’improduttività risolutiva delle criticità da parte di ogni forma commissariale" argomenta ora che sono aperte indagini anche sul suo patrimonio personale.
Cita denunce e provvedimenti che gli ispettori della prefettura hanno considerato operazioni di facciata per coprire una diversa realtà.
"Faccio un esempio, su tutti, tra le cose che mi hanno più colpito e che mi fanno più male. Per la prima volta nella storia della città di Castellammare di Stabia, su impulso della mia amministrazione, è stata effettuata una ricognizione precisa dei beni confiscati. Ebbene, come sindaco, ovvero la politica, ho ordinato ed indirizzato i tecnici affinché effettuassero i sopralluoghi. Quei tecnici hanno messo nero su bianco che alcuni beni erano “inaccessibili”, altri ancora “occupati”. Sapete una cosa, cari concittadini? Non era vero. Quando è arrivata la commissione d’accesso tutti i nodi sono giunti al pettine. Ho pagato allora in prima persona la altrui incapacità, la sciatteria, o addirittura la collusione?" Si chiede.
Poi cita il caso dei servizi del cimitero: "Dal 1940 una ditta “sospetta” gestiva i servizi, anche in prorogatio. Lo scopriamo, denunciamo tutto, il dirigente rifà la gara. Chi se la aggiudica dopo qualche tempo riceve una interdittiva antimafia. Il funzionario mantiene l’atto nel cassetto, il dirigente liquida la società come se nulla fosse".
"Concludo: esattamente trent’anni fa veniva assassinato un consigliere comunale a Castellammare. Un altro è stato ammazzato dal clan nel 2009. E nel 2017 un esponente della criminalità organizzata è stato ucciso, come emerge da alcuni articoli di stampa, pochi giorni dopo alcuni dialoghi borderline con amministratori pubblici. Negli ultimi anni si sono dissolti tanti dubbi, ma sono certo che l’operazione di pulizia in corso a Castellammare consentirà di fare chiarezza anche su questi e tanti altri episodi, su cui è indispensabile conoscere la verità" chiude Cimmino.