Porta la data dell'11 marzo. Quel permesso a costruire le case sull'ex fabbrica Cirio è stato cancellato. A tre giorni dal terremoto giudiziario che ha investito i big del suo partito e uno dei suoi principali sostenitori in campagna elettorale, Cimmino interviene tirando fuori carte e atti. Il sindaco di Forza Italia ricostruisce tutto con date e passaggi. Quelli con cui ora quei permessi oggetto dell'inchiesta costata il terzo arresto ad Adolfo Greco sono carta straccia. Un atto amministrativo conseguenze di una verifica messa in moto dal partito di Tonino Scala in consiglio comunale all'indomani della prima inchiesta che parlava di un patto tra l'imprenditore e i clan stabiesi per dividersi l'affare della riconversione della Cirio in un complesso di 330 case. Dice oggi Cimmino: "Se c’è una cosa che ha contraddistinto questa amministrazione dall’inizio del mio mandato è la trasparenza: dialogare ogni giorno con i cittadini, rispondere alle domande e ai dubbi, rendere comprensibili i fatti, anche se complessi. Agire sempre in maniera decisa, senza tentennamenti. Perché è nell’inerzia, nell’immobilismo e nei vuoti che si generano i mostri. Allora vi dico: non certo adesso, ma già nei mesi scorsi, su mio specifico atto di indirizzo, è stata revocata la procedura per il rilascio del permesso a costruire nell’area ex Cirio. Fare chiarezza su tale vicenda è sempre stato un mio obiettivo. Gli atti sono stati già depositati negli uffici e notificati agli interessati". Quindi al di là dell'esito giudiziario della vicenda che ha coinvolto i due parlamentari Cesaro e Pentangelo e il capogruppo del PD Mario Casillo, quel piano è ormai tramontato. Continua Cimmino: "Andiamo per gradi. All’atto dell’insediamento del dirigente all’Urbanistica, da me nominato il 16 marzo 2019, avevo già dato disposizioni di affrontare la tematica inerente la riconversione dell’area industriale ex Cirio, verificandone le eventuali criticità e l’adozione dei consequenziali provvedimenti. E ciò anche in ragione della mozione, vertente in materia, presentata il 14 marzo 2019 dal consigliere comunale Antonio Scala, che ci ha consentito di andare in consiglio comunale e discutere su una tematica molto sentita in città. Ho ricevuto subito rassicurazioni dal dirigente che, nei tempi tecnici necessari, avrebbe provveduto in merito, all’esito della lettura dell’ampia, articolata e complessa vicenda che ha caratterizzato il procedimento nel corso degli anni. Nel consiglio comunale del 30 luglio 2019, la mozione è stata approvata all’unanimità a seguito di un’ampia e dettagliata discussione sulla materia in oggetto. E di conseguenza, con successiva nota dell’8 agosto 2019, ho dato indirizzo al dirigente di predisporre un atto ricognitivo-esplicativo a tutela dell’ente per fare chiarezza sugli aspetti evidenziati nella mozione. In data 1 ottobre 2019, l’attività ricognitiva, nonché gli aspetti giuridico-amministrativi vertenti sulle attività poste in essere, venivano consegnati dal dirigente del settore in una relazione di ben 20 pagine, comprensiva anche delle conclusioni, secondo cui si rendeva necessario “procedere con un atto di diffida assegnando un congruo termine per l’adempimento (30 giorni)” relativo al pagamento degli oneri concessori da parte della società richiedente, “nonché contestualmente richiedere tutti gli adempimenti indicati nell’istanza di accoglimento del permesso di costruire”.
Poi avanti con le altre date: "Alla luce di quanto rappresentato, pertanto con nota del 13 dicembre 2019 ho deciso di dare indirizzo al dirigente di 'provvedere con sollecitudine all’emissione dei necessari atti, attivare tutti gli opportuni adempimenti, ivi compresi quelli scaturenti dall’eventuale inottemperanza ai provvedimenti adottati, ed in particolare provvedere a dichiarare la decadenza dei presupposti in virtù dei quali era stata adottata la determina commissariale del 15 aprile 2016'. Le consequenziali attività del dirigente si concretizzavano, con nota del 10 gennaio 2020, nell’atto di diffida ad adempiere al pagamento degli oneri concessori e a tutto quanto altro di competenza riportato nel provvedimento commissariale dell’aprile 2016. L’inottemperanza a quanto richiesto nei termini assegnati ha comportato quindi il provvedimento definitivo di revoca dell’11 marzo 2020, con il quale è stata sancita la definitiva decadenza dell’intera procedura e, di conseguenza, del permesso di costruire convenzionato e della convenzione urbanistica". Dopo il complicato iter l'ultimo atto a due mesi dalle indagini che parlano di soldi versati da Greco a politici e tecnici per ottenere quei permessi.
"A seguito della attività di accertamento, in pratica, e degli atti consequenziali messi in campo durante la nostra amministrazione dopo anni di inerzia gestionale, in quell’area non sarà più possibile realizzare il progetto al centro dell’inchiesta. Per guidare questa città, ci vogliono coraggio, forza e spalle larghe. Doti non comuni a tutti".
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