Emanuele d'Apice eletto presidente del consiglio comunale dedica questa sua vittoria al padre. Condanna per i rapporti con il clan Cesarano, per il figlio Luigi D'Apice e' il suo faro. "Devo a lui l'uomo che sono" dice in aula e mentre si commuove è interrotto dagli applausi della maggioranza di centrodestra che lo ha eletto.
Applaude il sindaco Cimmino che lo ha voluto sulla poltrona più prestigiosa di Palazzo Farnese dopo la sua. Ma a meno di 24 ore da quegli applausi il senatore Ruotolo torna a chiedere la commissione d'accesso al comune per indagare sui rapporti tra camorra e politica, poi interviene anche Italia viva. “È vero che le colpe dei padri non ricadono e non debbono ricadere sui figli ma le parole del consigliere D’Apice all’atto dell’insediamento, quale Presidente del Consiglio Comunale di Castellammare di Stabia, che individua precisamente nel padre, il faro della sua attività politica, sono estremamente gravi e preoccupanti. Sono altri, uomini e donne dello Stato, delle Istituzioni della Chiesa ad essere ‘fari’ della nostra attività politica non certamente un uomo che la giustizia italiana ha condannato come camorrista” – dichiara Buonajuto, coordinatore regionale di ItaliaViva
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