Se pagassero due milioni di euro al comune potrebbero costruire le case nel centro di Castellammare. È la conclusione del dirigente del comune sull'ex fabbrica Cirio. Un affare su cui c'è un'inchiesta al Tribunale di Torre Annunziata proprio sui permessi concessi per il via libera all'operazione di edilizia sociale nell'ex area industriale. Ma dall'ufficio tecnico di Castellammare esce una foto diversa della situazione. Ricostruendo un percorso durato anni arriva all'oggi con una relazione depositata il primo ottobre ma diventata pubblica solo in questi giorni. Versando un milione 943mila euro, di cui 1milione 252 mila euro costo di urbanizzazione e 690 mila per la realizzazione, la PolGre Europa 2000 srl potrebbe procedere alla costruzione.
Nell’atto ricognitivo protocollato il primo ottobre dal capo del settore urbanistica si legge: «Si rende necessario procedere con un atto di diffida assegnando un congruo termine (30 giorni) per l’adempimento al pagamento degli oneri, nonché contestualmente richiedere tutti gli adempimenti indicati nell’istanza di accoglimento del progetto». Atto che al momento non è ancora partito. Nelle 20 pagine redatte dall’ingegnere Giuseppe Terracciano c’è la risposta alla mozione approvata nel luglio del 2019 dal consiglio comunale, con la quale si chiedeva al sindaco di valutare la possibilità di revoca dei permessi in autotutela. Dopo tre mesi il dirigente risponde, ma l’atto resta nei cassetti per due mesi, e solo pochi giorni fa, dopo pressioni dell’opposizione, arriva tra le mani dei consiglieri. «La conclusione cui giunge il dirigente - afferma Tonino Scala di Leu in una lettera inviata al sindaco - va nella direzione opposta a quella auspicata dal Consiglio, ma nei fatti riattiva la procedura e la validità del permesso a costruire, invece di prendere atto della sua decadenza. Questi atti vanno consegnati alla Procura». Sulla questione dei tempi interviene il capogruppo di opposizione: «Visto che sono trascorsi 60 giorni dalla presentazione dell’atto - si chiede Scala - cosa è successo in questo lasso di tempo? Sono stati prodotti atti o espletate procedure?».
Un invio alla procura che ha già aperto un'inchiesta con il coinvolgimento di parlamentari, imprenditori, professionisti, consiglieri regionali, dirigenti di partito da destra a sinistra. Tutti indagati in un filone investigativo nato dall'inchiesta madre che ha portato all'arresto dell'imprenditore Adolfo Greco, finito in carcere nel dicembre 2018 perché accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Gli atti trasmessi dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli alla Procura di Torre Annunziata, punta ad accertare come i Greco abbiano avuto quelle autorizzazioni, tirando in ballo diversi livelli istituzionali dalla Regione per ottenere il via libera alla costruzione di 330 appartamenti, con 110 alloggi riservati all'housing sociale e gli altri 220 in vendita sul libero mercato. Intanto il progetto sembrava congelato.
Il sindaco Cimmino replica alle accuse: «Non si può parlare di decadenza in quanto la definitiva attivazione del procedimento è subordinata al pagamento degli oneri concessori destinati ad esplicare la sua efficacia: questo adempimento non è stato mai richiesto”. Un iter che resta ancora congelato visto che quella diffida alla società non è ancora partita.
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