Tutto in mano al clan D'Alessandro. "Nel 90% dei casi i lavori, sia pubblici che privati, venivano aggiudicati a costruttori individuati da noi". Per il pentito Salvatore Belviso la quasi totalità delle opere che venivano realizzate a Castellammare erano in mano alla cosca di Scanzano. Regista della maggior parte del business nel settore dell'edilizia Liberato Paturzo. Era lui che si preoccupava di portare i soldi ai boss quando a realizzare i lavori erano direttamente le sue imprese o a tenere i rapporti con altri costruttori che dovevano finanziare la cosca. Per dei box al Viale Europa a Vincenzo D'Alessandro sono arrivati 350 mila euro come tassa al clan. "Per i lavori eseguiti da altri ero lo stesso Paturzo a chiedere agli imprenditori il regalo spettante al clan" spiega Belviso agli inquirenti. Un controllo quasi totale tra Castellammare e Gragnano quello che emerge dall'inchiesta che, il cinque dicembre scorso, ha portato all'arresto dell'imprenditore Adolfo Greco e dai capi di quattro cosche tra cui lo stesso Paturzo. Il costruttore del clan aveva interessi anche sulla trasformazione della Cirio. Sarebbe lui l'anello di congiunzione tra Greco e i costruttori Passarelli, che avrebbero dovuto realizzare il parco residenziale, e la cosca di Scanzano. Al punto che Paturzo si interessa di qualsiasi cosa si muova all'interno dell'ex fabbrica. E' Passarelli a doverlo tranquillizzare spiegando all'imprenditore dei D'Alessandro che nella Cirio era in atto solo la bonifica dell'area quando cominciano dei lavori. Una condizione di monopolio che Paturzo avrebbe esercitato anche minacciando e punendo i pochi imprenditori edili che si muovevano fuori dal suo controllo tra Castellammare e Gragnano. A lungo ha provato, infatti, a capire come intimidire la ditta che si era aggiudicata l'appalto di restyling della Casa del Fascio, un'opera finanziata con i fondi europei, per realizzare la biblioteca comunale. Paturzo e un suo guardaspalle girano a lungo attorno al cantiere, sul lungomare, per trovare il modo di portare a compimento la sua missione punitiva. Le telecamere e il servizio di sicurezza della ditta appaltatrice lo fanno desistere. Peggio va, invece, ad un imprenditore di Roma chiamato a realizzare lavori per istituto di credito a Castellammare. Picchiato per avere tolto "lavoro agli stabiesi", il costruttore diventa vittima di un raid punitivo. Ma c'era anche chi aveva contatti "di collaborazione" con Paturzo, accettando di sottostare alla legge di Scanzano. Contatti e una rete di relazioni finiti nelle telecamere della Dda che aveva messo sotto osservazione il container in cui Paturzo incontrava imprenditori e uomini del clan. Una lunga lista per tenere sempre aggiornato il registro dei soldi da versare ai D'Alessandro. Una lista di amici e vittima ora nelle mani della Dda.