Tutti assolti. Non ci sono intrecci tra l'impresa delle pompe funebri che per anni ha operato in regime di monopolio a Castellammare e la camorra. Arrivata oggi la sentenza di primo grado che smonta completamente l'impianto della Dda e assolve gli imputati "perchè il fatto non sussiste". La famiglia Cesarano, quindi, avrà anche il dissequestro delle attività, le quote societarie e delle proprietà sequestrate dopo le indagini del 2019.
Riabilitata la famiglia di imprenditori con a capo, Alfonso Cesarano, 61 anni, che era accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa, stavolta accusato di trasferimento fraudolento di valori, reato aggravato dell’aver favorito il clan D’Alessandro. Con le stesse accuse erano finiti ai domiciliari e poi a processo con lui i familiari e soci: il fratello Giulio, il nipote Catello, i cugini Saturno e l’omonimo Alfonso Cesarano (62 anni) e Michele Cioffi. In pratica secondo la Dda avrebbe utilizzato il rapporto con la cosca di Scanzano per imporre il monopolio sui funerali in città. Ma il Tribunale ha pienamente accolto la tesi difensiva decretando la loro innocenza. L'inchiesta aveva anche impedito ai Cesarano di lavorare, essendo scattata l'Interdittiva Antimafia.