Tutti a processo e subito. Svolta sul capitolo giudiziario che riscrive la storia dei rapporti tra imprenditoria, clan e politica a Castellammare. Il giudice per le udienze preliminari ha accolto la richiesta della Dda. Direttamente a processo l'imprenditore Adolfo Greco e i capi delle cosche tra Castellammare e i Lattari. In tempi rapidi alla sbarra il gotha della camorra che avrebbe stretto un patto con un uomo di potere. La prima udienza, infatti, è stata fissata per il primo luglio. Per Adolfo Greco e i capi di quattro cosche, accusati di avere inquinato la vita economica e politica della città, il processo sarebbe vicinissimo. Il pm della Direzione distrettuale Antimafia, Cimmarotta, ha chiesto il giudizio immediato per i quattordici destinatari della misura cautelare detenuti dal cinque dicembre scorso e adesso sfileranno insieme in un'aula di Tribunale. Con Greco anche Teresa Martone, la vedova del boss di Scanzano, considerato ora a capo dell'organizzazione criminale e ai domiciliari dagli inizi di dicembre. Respinto, nel frattempo, il ricorso in Cassazione presentato dai legali del potente imprenditore. Descritto dalla Dda come punto di contatto tra la camorra e il mondo di mezzo Greco, che gestiva affari in vari settori, dal turismo alla commercializzazione del latte, è accusato di avere favorito gli interessi di varie famiglie criminali dell'area stabiese, tra l'altro avrebbe imposto l’assunzione di un nipote del boss Paolo Carolei. In quattordici sono accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e per tutto ora è alle porte il processo. In carcere con Greco sono finiti, quattro mesi fa, Liberato Paturzo, da sempre imprenditore del clan D’Alessandro, e poi Francesco Afeltra, Raffaele Afeltra, Michele Carolei, Raffaele Carolei, Giovanni Cesarano, Antonio Di Martino, Luigi Di Martino, Vincenzo di Vuolo, Attilio Di Somma, Nicola Esposito detto o’ mostro boss del clan Cesarano, Aniello Falanga e Giovanni Gentile di Agerola. Vittime delle estorsioni imprenditori, professionisti e commercianti tra Castellammare, Pimonte, Gragnano e Agerola. In questi mesi Greco è stato più volte interrogato dal pm della Dda e ha provato a fornire la sua verità di imprenditore vittima e non regista di estorsioni e affari dei clan. Titolare di più società, e uomo forte dell'operazione di trasformazione dell'ex fabbrica Cirio in complesso residenziale, avrebbe spiegato ai magistrati anche la presenza di più di due milioni di euro in contanti nascosti in un muro della cucina della sua casa nel centro di Castellammare. Un capitolo oscuro della storia stabiese che, se il gip firmerà la richiesta della Procura, si trasformerà in processo per Adolfo Greco e i capi di quattro clan.