Riceviamo e pubblichiamo
Ripartire dai giovani “esclusi”
Erano gli anni novanta ed il luogo di aggregazione dei giovani allora era il Liceo Classico, o meglio, per chi lo ricorda, “dietro al Liceo”. Allora avevo 16 anni e non dimenticherò mai la violenza, le aggressioni, la follia di quegli anni, la furia di giovani contro altri giovani, i pestaggi senza motivo alcuno, i caschi utilizzati per picchiare persone indifese, proprio come è accaduto ieri sera in Villa.
A Castellammare in quegli anni si sparava, si ammazzava, si combatteva una guerra non solo tra diverse fazioni camorristiche ma anche tra i giovani, per affermare un modello culturale basato sulla violenza e sulla prevaricazione.
A combattere questa guerra “culturale” erano i giovani “esclusi”: fuori dalle scuole, fuori dal lavoro, fuori dalle relazioni umane.
Li ricordo quei motorini che arrivavano da Scanzano o dal Centro Antico, che correvano a tutta velocità, la frenata brusca, e poi il pestaggio di uno preso a caso, che semmai aveva “osato” alzare lo sguardo, o abbassarlo; non aveva importanza, picchiare quel ragazzo significava affermare la propria esistenza, significava dire noi esistiamo e voi ci dovete riconoscere e rispettare.
Fu allora che migliaia di studenti si unirono, iniziarono a scendere per le strade, iniziarono a non avere paura, iniziarono a gridare I Care ( io mi impegno) contro la camorra ed appuntarono sui loro giubbini, sui loro zainetti una piccola resistenza elettrica per dire una cosa semplice: Castellammare non cederà alla violenza.
Quella battaglia fu vinta grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ma anche perché i partiti, le associazioni, i sindacati seppero aprire una nuova stagione politica per unire una città spaccata in due e per parlare con quei ragazzi alla ricerca di un diritto di cittadinanza e di dignità.
Personalmente sono molto preoccupato per l’ennesimo episodio che vede ancora una volta i nostri giovani protagonisti di episodi molto gravi, che non possiamo più sottovalutare.
Bisogna leggere la città, cosa sta avvenendo in tanti quartieri popolari: Moscarella, Aranciata Faito, Scanzano, Acqua della Madonna, Centro Antico sono alcuni dei luoghi dove rischiamo ancora una volta, di perdere centinaia di ragazzi, ancora una volta precipitati in un abisso di solitudine e di esclusione sociale, ancora una volta facile preda di una camorra sempre capace di rigenerarsi nella disperazione della disoccupazione, nella “cultura” dell’assenza di cultura.
Sono molto preoccupato, il 10 giugno torneremo a votare e noi tutti, tutte le forze politiche, le associazioni, tutti abbiamo il dovere di alzare l’asticella del confronto su questi temi: abbiamo bisogno di tornare a discutere della città e della sua trasformazione sociale, del suo impoverimento progressivo, dei suoi giovani, a partire da quelli che ancora una volta si sentono “esclusi”.
Nicola Corrado
Segretario cittadino del PD