Che cos’è la dipendenza? In quante forme si manifesta? Cosa cerca di dire?
Carrozzeria Orfeo e sei personaggi in cerca di cura, dal coach (con ritmo e tono notevoli Massimiliano Setti) che tra ilarità, nevrosi e qualche debole cedimento cerca di tirare fuori l’entusiasmo, il dio che abita gli ospiti della clinica riabilitativa (e della sua compagnia tutta, riuscendoci) in orbita e in super lusso; all’imprenditore di farina di insetti dipendente e ossessionato dal proprio lavoro, al punto da non saper più distinguere l’obiettivo di successo dallo scopo immorale, poco attento al suo compagno, annoiato ed eccitato solo dal proprio fatturato (autentico sempre Sergio Romano); al fidanzato delicato e attento alle dinamiche sociali, infantili (cura testi per bambini gender, con poco successo) e della coppia, è alla ricerca di una bonifica personale e del rapporto e tenta di godersi il viaggio forse più di tutti gli altri, prendendosi poco sul serio ed accettando le proprie e le altrui debolezze (magnifica interpretazione Roberto Serpi); alla popstar con lacune familiari, emotive e farmacodipendente che trova nel sesso rifugio e disgusto (nevrotica e sublime Alice Giroldini); all’ultima coppia: il miliardario esperto di fake news e di un elenco infinito di dipendenze e vizi (credibilissimo Ivan Zerbinati) ed il suo servitore fedele, sensibile e attento al mondo, la mente più lucida del gruppetto con ribaltamento sul finale (magistrale Sebastiano Bronzato). Hanno perso tutti un pezzo di sé e il tentativo di riparo è complesso quanto chimerico, spaziale, lontano dal pianeta Terra quasi distrutto in gran parte grazie a loro che incarnano le esperienze tossiche, figlie del capitalismo e dell’esibizionismo ossessivo, di tutti.
“Ogni dipendenza è una forma inconscia di riparazione, di una ferita profonda che ci ha lacerato nella nostra intimità e che probabilmente non guarirà mai”. Tentano il riparo, qualcosa che possa salvarli: troveranno specchi. Incontreranno nell’altra persona una smagliatura identica, una crosta gemella. E proprio per questo la rifiuteranno, la insulteranno, la maltratteranno. L’intento che si sviluppa in questa clinica di lusso cristallizzata in chissà quale punto dello spazio e del tempo è quello di guarire, di ripulire questi uomini e queste donne di potere, di successo, di fama e gloria, dai loro demoni. E se è vero che dipendere è sinonimo di riparare o ne è comunque l’espediente, altrettanto realistico è abbandonarsi all’idea che ciò potrebbe non accadere mai. Gabriele Di Luca con “Salveremo il mondo prima dell’alba” di cui firma drammaturgia e cura la regia insieme a Massimiliano Setti (la cui firma sottoscrive anche le musiche originali, evocative e leggere) ed Alessandro Tedeschi, fanno un ottimo lavoro corale: con grande maestria e analisi, tanto da avvicinare scenografia e luci (un bel dipinto di Lucio Diana), costumi (che rimandano a stili contemporanei e cinematografici di Stefania Cempini), portano il pubblico ad interrogarsi numerose volte e in virtù di numerosi aspetti. Complice anche la consulenza filosofica di Andrea Colamedici, lo spettatore si ritrova di fronte l’autopsia della psiche sociale ed individuale. Avanza l’ipotesi di una domanda: l’eccessiva durata dello spettacolo e la copiosa proliferazione di tematiche perseguono forse il tentativo unico di accorpare tutto sotto il grande tema della pericolosa attenzione a breve termine (in termini pratici e di sensibilità) di cui la società contemporanea è vittima e complice? È forse una provocazione, una ironica messa alla prova, l’ascolto lungo dello sfacelo contemporaneo in più e più riprese?
Per scoprirlo in soggettiva, c’è di tempo fino al 18 febbraio, nello spazio del Teatro Bellini di Napoli.
Foto in copertina di Manuela Giusto
Uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
Drammaturgia Gabriele Di Luca
Con Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti, Ivan Zerbinati
Regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Consulenza filosofica Andrea Colamedici – TLON
Musiche originali Massimiliano Setti
Scenografia e luci Lucio Diana
Costumi Stefania Cempini
Creazioni video Igor Baddau
Illustrazione locandina Federico Bassi e Giacomo Trivellini
Organizzazione Luisa Supino e Francesca Pietrella
Ufficio stampa Raffaella Ilari
Una coproduzione Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Durata 150 minuti più intervallo