Dovranno ancora aspettare l'ufficialità. Ormai è appare scontato che lunedì prossimo Draghi dia il via libera: outlet e centri commerciali saranno aperti anche nei week end da sabato 22 maggio. In questa direzione spingono tutti i partiti di maggioranza, incluso il Pd. Anche Leu, con il capogruppo Federico Fornaro, è favorevole ad aperture «con gradualità e prudenza». E visto l’andamento dell’epidemia e della campagna vaccinale, ormai appare decisamente «prudente» riaprire durante i fine settimana i centri commerciali e gli outlet.
Del resto è complessa la situazione per chi opera nei centri commerciali, dove proprio tra sabato e domenica, arriva la maggior parte della clientela. Voci disperate sono riecheggiate durante la mobilitazione di martedì scorso. “Siamo stanchi e saturi di questa situazione che ci sta portando all’esasperazione sia a livello lavorativo che economico” .
“Speriamo che la protesta simbolica smuova qualcosa – dice il Direttore del bar ‘De Vivo’ - noi attività del centro commerciale siamo maggiormente penalizzati poiché lavoriamo in un posto chiuso, ma con le dovute precauzioni anti covid e mettendo in campo il protocollo non credo ci siano grossi problemi che non ci permettano di lavorare nei weekend”.
Per i centri commerciali si contano miliardi di perdite in fatturato, diminuzione del personale e chiusure di attività a causa della crisi economica: “l sabato e la domenica incidono tantissimo per il fatturato di un punto vendita in un centro commerciale – dichiara la Direttrice di Primadonna alla Cartiera - non lo reputo giusto che noi dobbiamo rimanere chiusi e quelli dei centri storici aperti”.
Ulteriori piccole misure permetterebbero di poter avere sotto controllo la situazione anche nei fine settimana, “basterebbe semplicemente canalizzare gli ingressi alle porte dei centri commerciali e nel momento in cui ci si rende conto delle troppe persone presenti, stoppare gli ingressi, attendere che qualcuno esca e dare così via libera agli altri”.
La situazione è davvero molto complicata e a pagarne le spese è sempre il piccolo imprenditore con la sua macchina organizzativa: “I costi degli affitti sono molto alti, i titolari non riescono ad ottenere una riduzione e quindi l’unica soluzione è ridurre il personale passandoci in cassa integrazione”.
Chiusure e riaperture continue hanno inciso ed incidono tutt’ora anche sul cliente: “Lavorare a questa condizioni è giorno dopo giorno molto difficile, il cliente dopo un anno e mezzo è ancora molto timoroso di entrate a contatto con altre persone anche se noi abbiamo attuato tutte le misure di sicurezza del caso”.