A Cava dei Tirreni inquietanti rapporti tra i clan e i rappresentanti delle istituzioni. Forti le parole usate dal Procuratore di Salerno Corrado Lembo per descrivere gli intrecci “allarmanti” scoperti durante un’inchiesta che ha fatto scattare l’arresto per 14 persone per usura, estorsioni e droga nella città del salernitano. "Mi dispiace - ha detto Lembo - dover constatare che anche un Comune che un tempo era stato considerato immune da infiltrazioni criminali di tipo mafioso risulti contaminato anche per quanto riguarda i livelli d'infiltrazione istituzionale. E che nella vicenda sono coinvolti anche soggetti appartenenti ai pubblici poteri dello Stato. Questo fatto non deve essere sottovalutato. Perché questi fenomeni sono presenti anche in provincia di Salerno". Undici le persone finite in cella e altri tre ai domiciliari per associazione a delinquere di stampo camorristico, usura pluriaggravata, assocazione semplice, estorsione aggravata dal metodo mafioso, associazione finalizzata alla vendita e cessione di droga e detenzione illegali di armi.
Gli uomini della Dia, i carabinieri di Nocera Inferiore e i poliziotti della Squadra Mobile di Salerno hanno effettuato, all'alba di oggi, 52 perquisizioni domiciliari che hanno riguardato 47 indagati e altre 5 persone. Indagini durate tre anni, partite nel 2015 e che nel 2017 avevano già portato all'arresto di Dante Zullo, Vincenzo Porpora e Vincenzo Zullo. Decisivo per il blitz di oggi il contributo di un collaboratore di giustizia, ritenuto attendibile dal Gip e dal Riesame di Salerno nelle precendenti attività investigative che hanno permesso di smantellare un imponente giro d'affari a Cava de' Tirreni. Tutto, secondo gli inquirenti, sarebbe girato intorno a Dante Zullo, presunto capo del gruppo. Tanti gli interessi economici dell’organizzazione, che poteva contare anche sul denaro della raccolta pubblicitaria per le inserzioni dello stadio "Lamberti" per conto della Cavese. Tra i vantaggi e profitti ingiusti realizzati dal clan il procuratore segnala “l'occupazione di un fondo in via D'Amico, già condotto dalla famiglia Rispoli e di proprietà della famiglia Montesanto-Carleo, trasformato da suolo agricolo a pista di allenamento per i cavalli, con conseguente realizzazione di un edificio, senza permesso di costruire, nel dicembre 2007 adibito a scuderia, e successiva edificazione di un ulteriore immobile abusivo adibito ad abitazione da Vincenzo Zullo nel 2017”. Un secondo gruppo, avente a capo Domenico Caputano, era composto da ulteriori 5 persone ed era “abitualmente dedito alla commissione dei delitti di usura aggravata e di estorsione, talora con ricorso al metodo mafioso”. Un terzo gruppo, sempre capeggiato da Domenico Caputano con la partecipazione di 11 persone, “aveva la finalità di gestire una vasta piazza di spaccio sul territorio di Cava”.