Non parla. Interrogato Adolfo Greco sceglie la strada del silenzio davanti ai magistrati. Accusato di avere rapporti con i boss di quattro cosche, in cella da mercoledì, ieri ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere al castello di accuse che i magistrati della Dda hanno costruito dopo un'inchiesta durata a lungo. I suoi avvocati stanno studiando la strategia difensiva in attesa del Riesame. Per il momento Greco resta in carcere e, adesso dovrà anche giustificare la presenza di due milioni e mezzo di euro trovati in un intercapedine di un muro di casa a via Tavernola. Soldi nascosti che ora dovrà giustificare. Le indagini su di lui, cominciate con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Belviso, riguardano fatti dal 2013 al 2016. Imposizioni di assunzioni e incontri con i boss, tra cui Teresa Martone vedova del boss Michele D'Alessandro. Cimici e telecamere erano state collocate dagli inquirenti a casa, nel suo ufficio e in auto. Greco non ha più segreti per la Dda e gli avvocati Michele Riggi e Maiello sono al lavoro per presentare istanza al Tribunale del Riesame. Nel frattempo la polizia della mobile continua la caccia a Antonio Di Martino e Raffaele Afeltra, i due boss di Gragnano e Pimonte sfuggiti alla cattura. E i rapporti con Afeltra hanno fatto scattare un'altra accusa per l'influente imprenditore stabiese accusato di avere fatto da mediatore per un furto di furgoni ad un imprenditore di prodotti caseari. La vittima che voleva la protezione del clan, si vide arrivare una richiesta estorsiva di 50 mila euro. "Non si fa così" rimprovero' Greco, l'imprenditore va vessato "piano piano".
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