Sarebbe bastato crederle per salvare il fratello ucciso di botte dal patrigno. Ci furono dei segnali, circa dieci giorni prima di quel tragico 27 gennaio 2019, che, se colti, avrebbero consentito di scrivere una storia diversa: oggi, nel Tribunale di Napoli, lo hanno ribadito le maestre della scuola di Crispano, frequentata da Giuseppe, il bimbo di 7 anni ucciso a Cardito dal patrigno Toni Badre, e dalla sorellina, di un anno più grande.
Di Giuseppe, oggi, si è parlato poco. Le sue maestre, imputate in un procedimento giudiziario connesso a quello in corso davanti alla Corte di Assise di Napoli, insieme con la preside, hanno scelto di non rispondere alle domande dei giudici. A lanciare l'allarme il 18 gennaio, esattamente nove giorni prima che i colpi sferrati da Badre uccidessero il piccolo Giuseppe, la sorellina, che frequentava la seconda classe elementare nello stesso istituto, si presentò in classe con un cerotto sull'orecchio, per coprire una ferita. La sua maestra, quella di matematica, particolarmente affezionata alla bimba, ha dei sospetti e la spinge a parlare. La piccola, che le appare particolarmente nervosa, è reticente. "Come te lo sei fatto?", le chiede la maestra. "Se non me lo dici non siamo più amiche", dice ancora, ricordando con dolore quella conversazione.
Anche la piccola tiene particolarmente a quella maestra, che con lei era sempre particolarmente affettuosa. Non vuole perdere la sua amicizia e allora risponde, tra le lacrime, "è stato Toni", colui, ricorda ancora l'insegnante, apparsa particolarmente addolorata, che fino a quel momento aveva sempre chiamato padre. La maestra capisce, ricorda che in passato altre colleghe l'avevano già vista con lividi sul viso e labbra gonfie, e in quattro decidono di denunciare con una nota scritta a mano, lo stato in cui la bambina si era presentata quel giorno e anche la risposta che aveva dato alla sua insegnante.
Ma da quel giorno, secondo il racconto delle maestre che oggi hanno risposto alle domande del pm, dei giudici e degli avvocati, della vicenda se ne parlerà solo in maniera informale, nei corridoi. La mattina di domenica 27 gennaio 2019, la furia incontrollata di Badre, adirato per qualche piccola marachella dei due bambini che stavano saltando sul letto, porterà Giuseppe alla morte. La sorellina, che per le insegnanti aveva sempre dimostrato di essere una bimba molto intelligente, a suo modo aveva dato l'allarme. Rimasto inascoltato.
"Se tornassi indietro - dice la maestra rivolgendosi ai presenti - invece di fare la relazione mi sarei portata la bimba a casa. Con il senno di poi mi rendo conto che avrei potuto fare qualcosa per lei".
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