E così domani sparirà il marchio Banco di Napoli, scomparirà per sempre quello che fino a qualche anno fa era il secondo istituto di credito d'Italia.
Se vogliamo scompare per la seconda volta visto che già tra il 2003 e il 2007 c'era stato un primo tentativo (furono accantonati nome e logo), salvo poi ritornare sui propri passi quando ci si accorse della forza commerciale che il brand aveva sul territorio.
Cosa cambierà per Napoli con l’incorporazione del Banco di Napoli in Intesa Sanpaolo?
Nei fatti nulla, visto che il processo di trasformazione è iniziato nel 2002, ma per i napoletani costituisce un dolore simile alla fine di un grande amore, vissuto come un ulteriore saccheggio del Nord del Paese nei confronti del Mezzogiorno.
Finisce domani una storia antica, intensa, fatti di grandi opere e successi finanziari; una storia quella vissuta fra la città e la “sua” Banca durata oltre cinque secoli e la cui nascita viene datata fra il 1463 e il 15391463; una storia che nel tempo, e fino agli inizi del terzo millennio ha accompagnato tutti i grandi processi industriali e segnato tutti i fatti più importanti prima di Napoli e poi sotto il Regno delle due Sicilie di tutto il Meridione del Paese.
Una storia che progressivamente si è trasformata in rassegnazione visto che negli ultimi 15 anni il Banco è "morto" due volte, una storia che lascia l’amaro in bocca a tutti quei Napoletani che hanno visto con l’ingresso di Intasa San Paolo una colonizzazione che ha reso la sede di Napoli e quelle più importanti del Sud avamposti dell’impero senza più autonomie decisionali.
Da domani resteranno i ricordi delle tante opere che hanno visto la luce con il sostegno del Banco a partire dalla Reggia di Portici, alla progettazione di quella di Caserta, al Teatro San Carlo, senza dimenticare l’ospedale Pausilipon per i bambini abbandonati, fino al Mercadante e all’Alfa Sud giusto per citarne alcune fra le più note, e la frasi storiche che lo hanno reso celebre nei detti del popolino e nelle vecchie e ingiallite canzonette come "chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna" oppure "ccá ce vó' 'o Banco 'e Napule, carissima signora".