Ha lasciato il quartiere in cui è cresciuta troppo velocemente. Quel luogo in cui ha incontrato l'orrore. E' andata via da quel labirinto di palazzine in cui, andando a scuola la mattina, incontrava lo sguardo dei suoi stupratori. La famiglia ha portato via la bambina di dieci anni, che da agosto a dicembre, è stata violentata da una banda di ragazzini poco più grandi di lei. Il figlio di un ras del clan del Piano Napoli, due bambini con le famiglie coinvolte in storie di spaccio e tre amici. Cresciuti per strada, convivendo con la storia di violenza sessuale che ha visto protagonista il fratello di uno di loro, e forti di quei cellullari usati per riprendere ogni loro impresa. Come un trofeo finiscono sui loro cellullari anche le immagini dell'inferno procurato alla bambina portata con la violenza in uno scantinato per rubarle i sogni e l'innocenza. Il branco avrebbe fotografato e ripreso lo stupro, quei pianti della vittima e quelle sequenze violente. Il racconto della bimba ad un'amica ha aperto al mondo degli adulti la porta dell'orrore grazie ad un'insegnante che è riuscita a penetrare nel segreto delle due piccole alunne. Ascoltati i sei giovanissimi dagli agenti del commissariato di Castellammare pronti, con la stanza di Imma, a condurre le indagini più difficili, quelle partite dal racconto della bimba che hanno trovato un riscontro negli esami medici prova inconfutabile delle violenze subite. Come per primi hanno scritto i giornalisti di Metropolis. Per i ragazzini accusati probabilmente un futuro di recupero affiancati dai servizi sociali, troppo giovani per essere puniti. Ad andare via è stata lei. Come è già accaduto alla ragazzina di Pimonte e a quella di Gragnano vittime di storie tutte terribilmente simili anche nell'epilogo. La bimba lasciando il quartiere prova a cancellare l'orrore in cui l'hanno gettata quei ragazzini della sua età. I suoi carnefici restano dove sono cresciuti e hanno intrapreso la strada del male.