Un video li ha incastrati. Immagini riprendono due uomini mentre bussano alla porta di un noto imprenditore di Castellammare per imporgli delle assunzioni a nome del clan Cesarano. Condannato il ras della cosca di Ponte Persica a 5 anni e 4 mesi di cella e il suo complice. Vincenzo D'Apice per i giudici del tribunale di Torre Annunziata è responsabile di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Con lui è stato condannato a quattro anni Agostino Cascone, operaio incensurato che lo accompagnava nelle sue missioni per fare rispettare con il terrore la legge del clan. L'inchiesta della Dda di Napoli si basa sui filmati delle telecamere di videosorveglianza di un ufficio alla periferia tra Castellammare e Pompei, sede aziendale dell'importante imprenditore del settore alimentare. Secondo l'accusa il ras del clan Cesarano avrebbe approfittato di un permesso premio, dopo aver scontato circa 20 anni di carcere, per andare a imporre due assunzioni. "Domani meglio che non apri proprio", questa la minaccia all'imprenditore il 5 giugno di due anni fa. Il ras ha provato a difendersi spiegando di voler dare "un futuro" a due suoi parenti "perché qua funziona che ci vuole la raccomandazione". I due non sapevano, però, di essere ripresi mentre tentavano di terrorizzare l'imprenditore di Castellammare per costringerlo ad assumere due uomini del clan. Ora sul capitolo delle estorsioni dei Cesarano si è arrivati alla pagina finale con la condanna dei due protagonisti.