Un record, ha avuto ragione due volte. L’Asl lo relega in un ufficio senza computer ne scrivania e lui vince una causa per mobbing. Torna nella sua stanza e trova tutto tale e quale, sempre costretto in una situazione di mortificazione professionale. Nuova causa per mobbing, una nuova vittoria contro l’azienda sanitaria che lo vessa. E’ la storia di Elio Varone, sindacalista stabiese, che in otto anni ha incassato due punti a suo favore nella battaglia nei confronti dell’azienda sanitaria in cui lavorava. Ex dipendente dell’Asl, con una carriera da sindacalista, dal 2008 si è ritrovato relegato in un ufficio senza essere messo in condizione di svolgere il lavoro per cui era pagato. Uno stop alla carriera a dispetto della qualifica di collaboratore amministrativo esperto. Il conto probabilmente fattogli pagare per la sua attività sindacale. Una tesi la sua, lasciato senza mansione e senza neanche il minimo per lavorare, accolta dal giudice del lavoro del Tribunale di Torre Annunziata, per ben due volte. A distanza di otto anni, nel 2008 e pochi giorni fa, il giudice si è espresso sempre nella stessa maniera riconoscendogli il suo stato di vittima di mobbing.  Una “dequalificazione professionale” per la quale l’Asl è stata chiamata a risarcirlo due volte. Assistito dagli avvocati Alfredo Varone e Pasquale Sergio, l’ex dipendente dell’Asl, con l’ultima sentenza, ha ottenuto un riconoscimento di 15mila euro, essendogli stato riconosciuto un danno biologico a causa del ruolo di marginalizzazione professionale a cui è stato costretto.