Aveva a casa ventimila euro in contanti. Quando sono arrivati a Pimonte i finanziari hanno trovato nell'abitazione di Sebastiano Donnarumma una piccola fortuna. Il funzionario della Asl 3 Napoli Sud, 64 anni di Pimonte, è finito agli arresti domiciliari. In cambio della sua complicità avrebbe ricevuto denaro e favori per un valore compreso tra i 100 e 200mila euro l'anno, per un totale di oltre mezzo milione di euro negli ultimi cinque anni. Soldi arrivati da un cartello di imprese che lo avrebbe pagato per una cinquantina di appalti pubblici ottenuti dall'Asl Na 3. Opere fantasma in ospedali e strutture sanitarie per le quali un cartello di imprese ha ottenuto milioni di euro. Ad avvantaggiarsi anche il clan dei Casalesi, considerato parte dell'operazione ai danni della sanità pubblica. Un imprenditore a "libro paga" della cosca di Zagaria avrebbe, infatti, svolto un ruolo di intermediario. Il funzionario è accusato dei reati di corruzione, frode nelle pubbliche forniture e falso materiale commesso da pubblico ufficiale. Tra i favori ricevuti, spiega la guardia di finanza, anche l'acquisto per la cifra di 120mila euro di un appartamento nel centro di Caserta del valore di mercato di circa 240mila. Nel giorno del suo arresto silenzio nell'Asl, la manager Antonietta Costantini tace in attesa di conoscere gli atti dell'inchiesta. Lavori di somma urgenza e "cottimi fiduciari". Lavori che, "pur risultando falsamente attestati come avvenuti, di fatto in gran parte non venivano eseguiti". "A tale scopo - si spiega - il sodalizio stabiliva consolidati rapporti corruttivi" col funzionario della Asl, il quale non solo aggiudicava l'appalto in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma consentiva al gruppo "di conseguirne il pagamento pur in assenza di qualsivoglia esecuzione dei lavori". In questo modo lo stesso sodalizio negli ultimi anni sarebbe riuscito "a incamerare illecitamente e a costo zero appalti per oltre 6 milioni di euro che venivano riciclati nello svolgimento delle attività immobiliari" dello stesso gruppo.
Agli arresti domiciliari sono finiti anche gli imprenditori Leonardo Piccolo, 43 anni, di origine campane e residente a Montecarlo e Vincenzo Ferri, 38 anni di Caserta.
Destinatari di custodia cautelare in carcere gli imprenditori Piccolo Feliciano, 51 anni di Caserta, e Alfredo De Rosa, 43enne originario di Caserta e residente a Lucca. A tutti e quattro gli imprenditori, attivi nel settore edile, viene contestata l'associazione a delinquere. L'aggravante di aver favorito il clan dei Casalesi viene contestata ad Alfredo De Rosa, a Leonardo Feliciano e a Piccolo Feliciano, insieme a un altro imprenditore indagato ma non arrestato.