La verità sulla morte di Alessandro dall'esame di computer e cellulare. I pm acquisiscono chat e materiali per ricostruzione le conversazioni e tutti i messaggi ricevuti dal tredicenne sullo smartphone o sui social tramite il computer.
Tra le ricerche fatte su internet prima di precipitare dalla finestra del quarto piano la parola "suicidio". A conferma dell'ipotesi investigativa su cui si è mossa la procura di Torre Annunziata iscrivendo sei giovanissimi nel registro degli indagati.
Si svolgeranno domani, negli uffici della Procura di Torre Annunziata, l'acquisizione dei contenuti sul telefono e il computer appartenenti al giovane di appena 13 anni precipitato nel vuoto e morto, a Gragnano, lo scorso primo settembre.
Alle operazioni, delegate dagli inquirenti a un consulente, assisterà anche un perito nominato dai due legali dalla famiglia della giovanissima vittima, gli avvocati Mario D'Apuzzo e Giulio Pepe.
Si tratta di accertamenti ritenuti particolarmente importanti in quanto sono stati proprio i messaggi trovati su una chat a spingere gli investigatori a ipotizzare il reato di istigazione al suicidio nei confronti di sei giovanissimi.
A capo l'ex fidanzatina di 14 anni gelosa di lui. Inizialmente, infatti, si era ritenuto che la morte del ragazzo fosse stata causata da un incidente domestico: secondo una prima ipotesi, infatti, il 13enne, che, come riferisce uno degli avvocati, non aveva mai manifestato disagi alla famiglia, sarebbe caduto nel vuoto dal quarto piano del palazzo dove abitava mentre cercava di sistemare una antenna.