Altri due tesori del passato riaprono per i turisti con la passione dell’archeologia. Sono di nuovo visitabili due importanti domus degli scavi di Pompei: la "Casa dell'Orso ferito" e la "Casa di Sirico". Conclusi i lavori di messa in sicurezza nella Regio VII degli Scavi di Pompei. La Casa di Publio Vedius Siricus, riaperta dopo i restauri della Soprintendenza, è una delle ultime attrazioni della città sepolta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Protetti da pareti di vetro, si scorgono già dalla strada i calchi di tre pompeiani colti dalla morte mentre tentavano la fuga dall'eruzione, correndo su metri di lapilli che avevano già coperto l'antica città romana. Si tratta di due donne che stavano tentando di mettersi al sicuro insieme con uno schiavo il cui compito era quello di aprire la strada alle fuggiasche.
I tre calchi hanno un grande valore storico perché sono i primi di un gruppo di quattro eseguiti nel 1863 dall'archeologo Giuseppe Fiorelli nel Vicolo degli Scheletri. Lo schiavo aveva un anello al dito sinistro, i tratti somatici marcati, e un fisico forte, alto e robusto. Come le donne che lo seguivano nella fuga è morto travolto dalla prima nube ardente. Una morte all'istante per shock termico. Gli abiti dell'uomo sono sollevati sul bacino e il resto del suo corpo si mostra nella sua totale nudità.
La comitiva era composta da una matrona e due donne, una delle quali giovanissima. Stringevano al petto un "tesoretto" di monete e gioielli che riuscirono a portare in salvo. Ora i loro calchi sono adagiati in quello che fu il triclinio di questa ricca abitazione pompeiana di cui era proprietario un esponente della classe politica e commerciale di Pompei, Publio Veduis Siricus, il quale riceveva quotidianamente i propri clientes nella domus accogliendoli con la beneaugurante iscrizione su cocciopesto ''Salve Lucrum", cioè "Benvenuto guadagno" che campeggia sulla soglia di uno degli ingressi della casa.
I pompeiani erano molto superstiziosi. Contro malefici e malocchi ponevano sulle porte di casa disegni di simboli fallici scalpellati su pietra o anche dipinti.
La casa dell'Orso Ferito, anch'essa aperta oggi al termine di un importante lavoro di restauro conservativo delle decorazioni delle pareti e del prezioso pavimento, prende il nome dal mosaico che si ammira nel corridoio d'accesso e che raffigura un apotropaico orso ferito da un'asta, affiancato dall'iscrizione di saluto ''Have''. In fondo all'abitazione, spicca per la sua bellezza una coloratissima fontana in mosaico a tessere in pasta vitrea e conchiglie, che raffigura un fondale marino con pesci e amorini. Al centro, una Venere adagiata in una conchiglia e, ai suoi piedi, Nettuno che emerge dal mare.
La Casa dell'Orso Ferito e la Casa di Sirico si raggiungono scegliendo di percorrere i vicoli che conducono al Lupanare, uno dei locali maggiormente visitati del sito archeologico. L'intera viabilità, grazie ai lavori di restauro che hanno previsto in taluni casi lo smontaggio di intere pareti pericolanti, sostenute da puntellature che non consentivano più la percorribilità dei vicoli, è stata messa in sicurezza. L'opera dei restauratori e degli archeologi ha previsto il ''rimontaggio'' delle pareti che erano pericolanti.