"La lotta di classe esiste ancora, ma é al contrario. Un gruppo di ricchi, con i loro paradisi fiscali, sottraggono risorse a tutti gli altri". É il punto di partenza del ragionamento di Gigi Vicinanza. "Non è un libro nostalgico" lo definisce così Simona Brandolini, che ha il compito di introdurre un lavoro a quattro mani che si pone il tema della crisi di una idea di società e di una possibile prospettiva. È un libro sull'identità e sulla democrazia, volendo prendere in prestito le parole del giornalista stabiese e del filosofo Ernesto Paolozzi, che hanno costruito insieme la trama del ragionamento. "Diseguali" è il saggio presentato questa mattina al Baccanera a Castellammare dagli autori, in un incontro appassionato moderato dalla giornalista Simona Brandolini. Gioca in casa il direttore Vicinanza, che mobilita tanta partecipazione e nomi di rilievo come i magistrati Gigi Riello, Lello Sabato e Catello Marano insieme a tanti altri. E come sempre quando torna a casa sua, Vicinanza é un po' emozionato e ogni volta sorpreso della stima e dell'interesse che la sua presenza suscita, intatta nel tempo. Ma non per questo la sua riflessione é meno severa, anzi. "I media hanno responsabilità enormi. Hanno raccontato quello che vedono nella loro bolla" dure parole quelle di Vicinanza, sulla base della sua esperienza da direttore di importanti testate, come l'Espresso, e ora ne parla come autore di questo libro. Entra a fondo nella riflessione Paolozzi: "La difesa della democrazia passa per il contrasto all'iperdemocrazia. Gli scemi oggi sono al potere in Parlamento. Il grillismo ne è un esempio. La tirannia della maggioranza è la banalità . La nostra intuizione è questa: se si cambia il paradigma, affrontando la questione del lavoro a partire dall'idea che si può lavorare meno, si può ricominciare a costruire. È anche una battaglia psicologica, a volte i giovani si fanno lavorare inutilmente per creare sudditanza". Continua Vicinanza in un dialogo a tre: "Questo è il momento delle scelte radicali. La dignità del lavoro è una forma di emancipazione, dobbiamo ripartire da questo. La sinistra si riappropri delle sue parole e parli alle periferie e agli emarginati". Nel dibattito Paolozzi introduce il tema: "Vince chi impone l'agenda politica. A togliere il lavoro ai giovani non è un nero, è il computer. Parliamo di questo e fermiamo l'odio prima che sia troppo tardi". Facciamolo a partire da quelli che non rinunciano a riflettere sul presente e ad immaginare un futuro migliore. È la platea stabiese di oggi infonde un messaggio di speranza.
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